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Gaia, le writing session nella casa di famiglia: musica e good vibes

Album vicino per Gaia Gozzi. Sulla genesi del disco arriverà una docu-serie a settembre sui canali di Billboard e Motorola e sul profilo IG della cantante

Autore Billboard IT
  • Il1 Settembre 2020
Gaia, le writing session nella casa di famiglia: musica e good vibes

Gaia

Non ci sono vacanze senza musica per Gaia. Il 2020 per lei è stato un anno di traguardi e di sorprese, ma di certo non si ferma, è già pronta per un altro viaggio artistico: la realizzazione del suo nuovo album.

Ad accompagnarla, la sua fidata crew, autori, produttori e il supporto social della sua community. Ma come si lavora ad un nuovo album? Questo e molto altro verrà svelato in una docu serie in onda a settembre sui canali di Billboard Italia, di Motorola e sul profilo social di Gaia Gozzi.


Billboard insieme a Motorola sta seguendo l’artista italo brasiliana alle prese con le writing session nella casa di famiglia, a Salina. Gaia è appena tornata da questa entusiasmante avventura creativa ed è pronta a svelarci qualche aneddoto.

Gaia, in questi giorni sei stata impegnata in un’intensa writing session: di cosa si tratta?


È una sessione di scrittura creativa che tendenzialmente non ha una durata prestabilita, ma termina con la conclusione di un pezzo. È un momento in cui si fa musica e basta, si fanno fluire idee e melodie. E io ho la fortuna di creare in queste occasioni assieme a produttori e autori. 

Hai già partecipato a camp di scrittura di questo tipo in passato?

Ho partecipato 2 volte a camp di scrittura organizzati dal mio editore. Esperienze incredibili, vere e proprie vacanze creative. Entrambe le volte sono stata catapultata in un paradiso terrestre nel quale ogni giorno si faceva musica, in location incredibili, con persone luminose e talentuosissime. Ogni giorno si creavano gruppi diversi, formati da almeno un producer e 1 o 2 autori, scrivevamo fino a quando non chiudevamo una prima bozza di canzone (o quando la birra dell’aperitivo chiamava tutti a raccolta).

Come sono state invece queste writing session?


Le session di questi giorni sono state diverse dalle altre perché questa volta l’obiettivo era scrivere per il mio disco, per il mio progetto, non per altri. Mi sono sentita veramente fortunata. Circondata da collaboratori che stimo, nonché amici, a fare ciò che amiamo e con una naturalezza incredibile. Passavo da un gruppo di scrittura all’altro e riuscivo a dare me stessa in tutte le situazioni, senza togliere da una per mettere nell’altra, anzi. Accrescendo ancora di più il valore di ogni canzone grazie alle sensazioni che quella chiusa in precedenza mi aveva donato. I ragazzi sono stati incredibili e mi hanno compreso immediatamente, sapendo raccontare la mia storia anche tramite la loro anima e i loro occhi grandi e sinceri. 

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Come mai hai deciso di organizzare le session nella casa di campagna della tua famiglia a Salina?

Proprio perché è casa, è famiglia. Sentivo la necessità di scrivere in un luogo protetto, che sentissi mio e che potessi usare per far sentire a casa anche gli altri. Era fondamentale creare una vibe di unione e comunione fra noi. E Salina, la casa che il nonno ha costruito per celebrare le ricchezze della vita, come la famiglia, l’amore e un buon bicchiere di vino con gli amici, mi sembrava il posto perfetto. Credo che nonno ci abbia un po’ viziati da lassù, dandoci vari spunti interessanti per le canzoni, e anche tanto Lambrusco mantovano! 

La tua giornata tipo durante le session di Salina?


Ci svegliavamo con calma, alle 11, iniziando la giornata con una buona dose di caffè e gli ascolti del giorno precedente, magari un tuffo in piscina mentre i produttori organizzavano le postazioni da studio in giardino.

Procedevamo con la fase di scrittura fino al pranzo, altro tuffo e di nuovo scrittura. Abbiamo sempre finito di scrivere a orari diversi ogni giorno. Una volta abbiamo chiuso 3 brani prima dell’ora di cena, un’altra ancora abbiamo scritto fino alle 4 di mattina mentre fuori diluviava. E il giorno dopo si ripeteva questa incredibile routine. 

Qual è il modus operandi che guida il tuo processo creativo? Hai uno schema prestabilito o ti lasci guidare dalle ispirazioni del momento?

Non ho un approccio standard per tutte le session. Dipende da come mi sento, dalla vibe, dalle persone con cui lavoro. Spesso parto dagli accordi, dall’idea di testo (dal claim della canzone) e poi inizio a improvvisare melodie mentre il produttore va avanti con il provino. Mi piace mettere bocca anche in quello e indirizzare la canzone anche a livello sonoro. Mi piace ancora di più quando c’è uno scambio creativo di botta e risposta con le persone con cui scrivo. Più menti sono sempre meglio di una sola. Generalmente preferisco sempre partorire un brano da zero, dalla prima nota suonata, fino all’ultimo accorgimento di mix e master.  


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Una cosa che hai imparato di te stessa dopo questa settimana di scrittura?

Ho imparato che trovare delle persone con cui dialogare nella musica è una fortuna. Ho capito che so cosa voglio e che l’amore spassionato e incondizionato che provo per la musica mi ripaga ogni giorno con persone che mi regalano qualcosa di unico. Ho imparato a non forzare le situazioni, a non avere ansie. La musica ha bisogno dei suoi tempi e quando arriva, arriva, non si può fermare. Ho capito che posso dare sempre di più e che ho ancora molto da raccontare. E non vedo l’ora di farlo. 

Prevedi di realizzare altre session come questa nei prossimi mesi?

Spero di rifarne tante altre. Non so quando, ma mi piacerebbe ricreare una situazione del genere anche quando fuori farà freddo e la casa si vestirà di altri colori e profumi. Sarebbe una bellissima esperienza da aggiungere al catalogo di “cose strafighe fatte nell’ultimo periodo”.


Sei soddisfatta di come è andata?

Non sono soddisfatta, di più. Orgogliosa delle canzoni, dei ragazzi, anche di me. Ho il cuore che scoppia di amore e di gioia e vorrei tanto poter condividere già da ora le canzoni fatte, ma non si può e quindi nel frattempo dovrò lavorare sulla mia pazienza per evitare di impazzire. Scherzi a parte, sento di avere tra le mani qualcosa di speciale. Voglio prendermene cura. 

Ascolta Coco Chanel:

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