Interviste

Slash: «L’abuso di tecnologia ha tolto linfa vitale al rock. Ma con Instagram si scoprono tanti bravi chitarristi»

Col nuovo album “4”, il progetto in combutta con Myles Kennedy e i Conspirators si conferma come uno dei più credibili del panorama rock attuale. Merito del “mad hatter” dai Ray Ban scuri, ma anche di una ritrovata freschezza di produzione dall’approccio “plug in and play”

Autore Federico Durante
  • Il13 Febbraio 2022
Slash: «L’abuso di tecnologia ha tolto linfa vitale al rock. Ma con Instagram si scoprono tanti bravi chitarristi»

Slash featuring Myles Kennedy and The Conspirators: la band al completo (fonte: ufficio stampa)

Per essere il guitar hero dai trascorsi turbolenti e la rockstar che tutti conosciamo, nella vita reale Slash si rivela eccezionalmente affabile nella conversazione e umile nei modi. L’occasione per l’intervista è offerta dall’uscita del nuovo album del progetto in combutta con Myles Kennedy (già frontman degli Alter Bridge) e i Conspirators. Senza grossi slanci di immaginazione, si intitola semplicemente 4 (indovinato: si tratta del quarto disco realizzato come SMKC).

Al di là della referenzialità dell’intestazione, i punti di interesse del disco sono molti, a partire dall’immediatezza rock and roll di un sound ottenuto da una modalità di registrazione a dir poco non ortodossa, anche se molto naturale: niente tracce separate ma tutti insieme in un’unica stanza in presa diretta, come si faceva una volta. E infatti i dieci brani hanno un respiro dinamico che non ci aspetteremmo da un album rock del 2022. Unite a ciò l’affilatezza del cantato di Kennedy e la coesione del suono della band e avrete uno dei dischi rock and roll più godibili degli ultimi tempi.


Ecco un estratto dell’intervista che trovate integralmente sul numero di febbraio di Billboard Italia.

Avete registrato l’album nel leggendario RCA Studio A di Nashville. Slash, da musicista quanto è stato gratificante lavorare in un luogo così storico?

È un ottimo studio in cui lavorare. Dal punto di vista tecnico, ha tutta una strumentazione analogica – registratori a nastro, mixer e così via – che io adoro. Soprattutto è un bello spazio: molto grande ma progettato in modo da non riverberare troppo. Per cui abbiamo potuto registrare tutti insieme nella stessa sala, cosa che non ero mai riuscito a fare prima. E poi l’aura di tutti gli artisti leggendari che hanno suonato lì è come se permeasse l’edificio. Una cosa di grande ispirazione.


Come mai non ti era mai capitato prima di registrare tutti gli strumenti in un’unica sala?

Non è lo standard. Lo era magari negli anni ’60, fino a metà dei ’70. Ai produttori non piace registrare così perché per esempio il suono delle chitarre entra nei microfoni della batteria, rendendo difficile il lavoro di editing. Oggi con programmi come Pro Tools i produttori non vogliono saperne proprio: vogliono registrare separatamente tutte le tracce, che non è il mio stile. Ho sempre registrato “live” ma con le cuffie, cosa che non amo. Ho sempre voluto fare come abbiamo fatto per quest’album: impostare amplificatori e batteria come in un concerto e suonare. Il produttore stesso, Dave Cobb, aveva voglia di fare così.

L’album suona molto fresco e spontaneo. Tu come giudichi invece quei dischi rock contemporanei sovraprodotti, dal suono iper-compresso?

Sai, io sono un rockettaro, ho sempre amato la sincerità e la purezza del rock and roll. Ma tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, l’abuso di tecnologia gli ha sottratto linfa vitale. Penso sia anche per questo che oggi il rock è commercialmente irrilevante. La spontaneità, l’attitudine, l’energia del rock and roll sono state cancellate. Non vado entusiasta di ciò che le nuove tecniche di produzione hanno fatto al rock: vanno benissimo per il pop, l’hip hop e l’EDM, ma per il vero rock and roll occorre un approccio più naturale, come per il blues e l’R&B vecchia maniera.

Slash featuring Myles Kennedy and the Conspirators
Slash (fonte: ufficio stampa)
C’è anche un elemento di improvvisazione quando registrate o andate in studio già sapendo esattamente cosa suonare?

Questa volta siamo andati in studio con un approccio molto libero. Le altre volte facevamo prima delle prove per poi completare i pezzi velocemente in studio, ma per quest’album – anche se comunque abbiamo fatto tutto rapidamente – abbiamo portato arrangiamenti appena abbozzati, per rifinirli nel giorno stesso della loro registrazione. Sì, quando suoniamo c’è molta improvvisazione, molta spontaneità.

Qual è il flusso di lavoro tipico quando scrivi nuove canzoni con Myles? Come interagite creativamente?

In genere scrivo nuove idee mentre siamo in viaggio e le presento alla band durante i soundcheck prima dei concerti. Lì facciamo un po’ di jam e Myles registra sul telefono qualche idea abbozzata per il cantato. Alla fine del tour riprendiamo in mano quelle registrazioni e ci lavoriamo ulteriormente. Ma per quest’album, per via del Covid, ho realizzato delle vere e proprie demo che ho mandato a Myles. Quando si sono allentate un po’ le restrizioni anti-Covid, abbiamo fatto un paio di settimane di pre-produzione in cui abbiamo lavorato agli arrangiamenti insieme per poi volare a Nashville.


Slash, tu sei apprezzato anche per la tua abilità nello scrivere assoli di chitarra molto melodici e raffinati. Come lavori di solito su un’idea di assolo prima di registrarla?

In questo caso c’erano un paio di fraseggi che mi piacevano molto già dalle demo che avevo fatto: per esempio in Fill My World e April Fool. Ma solitamente cerco di rifinire l’idea di solo che viene fuori dalla prima take in studio. Non pianifico niente a priori, seguo semplicemente il mio orecchio.

Negli ultimi anni si parla molto del ritorno delle chitarre nelle produzioni musicali, soprattutto quelle degli artisti più giovani. Ma quanto è solido questo fenomeno secondo te?

Dipende dalla persona con cui parli: proprio ieri uno mi diceva come le chitarre siano state ostracizzate dalle moderne produzioni musicali. Sinceramente non ci faccio troppa attenzione perché sono molto preso dalle mie cose. Ma mi sembra che oggi le chitarre siano di nuovo molto prominenti e che ci siano in giro molti più bravi chitarristi di quanti ne abbia mai notati, sarà anche grazie a Instagram.

Ascolta 4 di Slash featuring Myles Kennedy and The Conspirators

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