Rock

Addio Ric Ocasek: un omaggio a un eroe postmoderno

Ci ha lasciati Ric Ocasek: Il suo canto era educato e “iper-composto”, in antitesi alle urla e alle sguaiatezze dei proto punk

Autore Tommaso Toma
  • Il16 Settembre 2019
Addio Ric Ocasek: un omaggio a un eroe postmoderno

Chris Walter/WireImage

Se ne va uno dei personaggi più cool di quel rock americano che dalla seconda metà degli anni Settanta si emancipò dai classici stilemi hard-blues-hippie che si erano imposti dalla fine del decennio precedente. Ric (nato Otcasek, ma cambiò il cognome per renderlo più scorrevole alla pronuncia) aveva il physique du rôle per interpretare il personaggio alieno, vagamente dark e un pizzico enigmatico della nuova era musicale che si stava aprendo con l’avvento del punk. Altissimo, magrissimo e perennemente accompaganto dal un paio di occhiali da sole. Il suo canto era educato e “iper-composto”, in antitesi alle urla e alle sguaiatezze dei proto punk. Ed era proprio questa compostezza che si rivelò un archetipo anche per futuri performer. Basta pensare a Jarvis Cocker dei Pulp, tanto per fare un esempio limpido.

Ocasek era un profondo ammiratore delle avanguardie rock che lo avevano preceduto: Lou Reed, John Cale, Jonathan Richman e di Alan Vega dei seminali Suicide che probabilmente riteneva il suo modello da imitare (con un pizzico di appeal pop in più). E per il quale produsse anche due meravigliosi album, quando Vega si propose come solista negli anni ’80. Saturn Strip (1983) e Just a Million Dreams (1985), che vi consiglio di recuperare.


Il sound della sua band, i Cars, era asciutto e nevrotico come il post punk ma al contempo innervato da armonie vocali figlie dei Beach Boys. I Cars facevano ballare i nerd e i teppisti, tendevano una mano all’avanguardia storica ma anche erano affascinati dalle nuove tecnologie. Non erano estremi come i Devo e troppo arty come i Talking Heads, ma piacevano per l’immediatezza delle melodie.

Ci sono alcune canzoni scritte da Ric Ocasek che rimarranno immortali. Quali? La semplicità pop di Just What I Needed o di Shake It Up e un album perfetto, il quinto in studio per i Cars, Heartbeat City (Elektra, 1984) che contiene gioiellini limpidi: You Might Think I’m Crazy, Drive.


Dopo questo capolavoro Ric Ocasek non raggiungerà più lo zenith. Ma io lo ringrazierò per sempre anche per averci fatto conoscere, da produttore, band favolose come Romeo Void, Weezer, Killers. E, perché no?, gli scandinavi Wanndies o i brasiliani trapiantati a NYC, Brazilian Girls.

Curiosità finale che fa capire la serietà del personaggio: nel marzo del 2006 in piena epoca retromaniaca VH1 Classic sponsorizza un doppio tour di Blondie. Chiese a Ric Ocasek di riformare i Cars ma lui rifiutò. Così in tour ci finirono i The New Cars, con Todd Rundgren alla voce al posto di Ric. Solo nel 2010, senza alcuna “pressione” economica, Ric decise di riformare la band. E incisero così il loro ultimo album Move Like This che uscì l’anno successivo.

Share: