Rock

Porci con le ali: come suona davvero il remix di “Animals” dei Pink Floyd?

A 45 anni abbondanti dall’uscita originaria, uno degli album più apprezzati della band arriva sul mercato in due versioni remixate. Impossibile esimersi dall’indagare un po’ su quest’ennesima “revisione”: atto dovuto o affronto alla Storia?

Autore Federico Guglielmi
  • Il24 Settembre 2022
Porci con le ali: come suona davvero il remix di “Animals” dei Pink Floyd?

Il maiale gonfiabile Algie nel cielo sopra la celebre Battersea Power Station di Londra (foto di Pink Floyd Music Ltd.)

Nel popolare sito Rate Your Music, dove il voto massimo è 5.00, soltanto tre dischi dei Pink Floyd superano il 4.00. Sono Wish You Were Here (4.32), The Dark Side of the Moon (4.22) e Animals (4.15). A chi di rock ne mastica sul serio, il fatto che The Piper at the Gates of Dawn (3.85) e The Wall (3.82) siano fuori dal podio dà luogo a qualche scetticismo sull’attendibilità della classifica in questione. Ma il giudizio va accettato: vox populi vox dei, no? E allora, ok, Animals è uno dei vertici della carriera della band inglese. Con buona pace delle non poche recensioni che, nel 1977 in cui esplose il punk, lo trattarono con sufficienza o quanto meno espressero perplessità.

Il tempo è galantuomo, dicono. Ciò spiegherebbe la rivalutaziaone postuma del disco, che all’epoca della pubblicazione fu comunque n.2 UK e n.3 USA (e n.1 in Italia). Ciò su cui tutti furono subito d’accordo è la bellezza della copertina, concepita da Roger Waters e realizzata dal solito Storm Thorgerson. Iconicissima l’immagine del maiale gonfiabile Algie, dodici metri, sospeso sulla centrale elettrica londinese di Battersea.

David Gilmour durante le prove all’Olympia di Londra, 1977 (foto di Aubrey Powell / Pink Floyd Music Ltd)

La ristampa di Animals

Nel “nuovo” Animals, però, l’artwork è stato sostituito con una sua rielaborazione moderna – stesso soggetto, ma più di quattro decenni dopo e in chiave notturna – per l’imminente uscita marchiata Warner di due remix, stereo e 5.1 surround, effettuati da James Guthrie nel 2018 ma commercializzati con ritardo a causa delle eterne, inevitabili beghe tra Roger Waters e David Gilmour.

Era inutile, perché ormai funziona così, sperare in un’operazione standard. L’Animals riveduto e corretto è infatti disponibile dal 16 settembre in CD, LP, Blu-Ray e Super Audio CD. Il 7 ottobre toccherà alla “deluxe” che include CD, LP, Blu-Ray, DVD (questi ultimi con il mix in 5.1, oltre a quello stereo del 2018 e quello originale) e un libretto di trentadue pagine ricco di testi, foto e memorabilia. Una celebrazione che i normali appassionati riterranno eccessiva ma che incontrerà di sicuro il favore dei numerosissimi fan del gruppo, notoriamente secondi per maniacalità e feticismo solo a quelli dei Beatles.

Perché un remix?

Non troppi anni fa l’idea di remixare un album storico avrebbe suscitato parecchi mugugni. Ogni disco riflette il periodo in cui è nato e le manipolazioni con il senno di poi hanno il gusto spiacevole dell’artificio e della speculazione. Oggi, invece, la pratica è accettata e talvolta caldeggiata perfino dai cultori di più stretta osservanza. Con conseguente gioia dei detentori dei diritti sui diritti dei dischi stessi che guadagneranno ancora, con investimenti ridottissimi, su prodotti sui quali hanno già straguadagnato.

È però vero che l’esperienza di ascolto in multicanale può rivelarsi davvero appagante e non c’è dunque da stupirsi che in tanti vogliano viverla, specie tra gli estimatori di rock progressivo e dintorni. Più ardua da giustificare sotto il profilo artistico, al contrario, è la modifica a posteriori del semplice mix stereo. Una forzatura che di primo acchito sa tanto di specchietto per le allodole.

Photograph taken from below of the tethered pig floating between the two large chimneys at Battersea Power Station 1976 (c) Pink Floyd Music Ltd
Foto scattata sotto il maiale, fra due ciminiere della Battersea Power Station (foto di Pink Floyd Music Ltd)

Come suona il “nuovo” Animals

Ma il remix di Animals, in sostanza, com’è? Se per quanto concerne quello in 5.1 è scontato supporre che, alla luce della differente collocazione degli elementi nello spazio sonoro, le variazioni saranno palesi anche per orecchie non granché allenate, rispetto allo stereo la questione è certo più complessa.

Senza addentrarsi nel ginepraio che dovrebbe tener conto di più fattori (quale delle centinaia di stampe esistenti prendere come parametro? Quale impianto Hi-Fi utilizzare per l’eventuale confronto?), parlando in generale non è inesatto affermare che Guthrie – già responsabile dei remastering editi nel 1994 e nel 2011 – si sia prodigato con successo nel conferire alle singole parti una pulizia e una brillantezza superiori a quelle riscontrabili nelle versioni “trattate” nel 1976 dal sound engineer Brian Humphreys, con un atteggiamento tuttavia rispettosissimo nei confronti dei modelli. Che poi tali migliorie non saranno avvertibili da chi fruisce della musica con gli altoparlanti del PC o con gli auricolari dello smartphone è tutto un altro discorso. Ci sta, come ci sta che taluni le percepiscano addirittura come peggioramenti.

I pinkfloydiani dotati delle apparecchiature necessarie, c’è da scommetterci, saranno assai stuzzicati dalla conversione in surround. Ma anche i possessori di un buon sistema stereo dovrebbero godere della lucidatura applicata a Dogs, Pigs (Three Different Ones), Sheep – le lunghe tracce che costituiscono il cuore della scaletta – e la Pigs on the Wing spezzata in due frammenti che fungono da apertura e da suggello. Specie i devoti alla Fede di Roger Waters, che ha inventato il concept politico attorno al quale ruota l’album – ispirato a La fattoria degli animali di George Orwell – e composto quasi completamente le musiche, con David Gilmour, Richard Wright e Nick Mason poco più che esecutori della sua volontà. C’è chi ritiene che il futuro scisma dell’ensemble affondi le sue radici proprio in queste session, e l’ipotesi non sembra priva di fondamento.

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