Rock

Paul Weller più ispirato che mai nel nuovo album “On Sunset”. L’intervista

L’ex The Jam e The Style Council, torna con un nuovo lavoro ricco di sorprese, di soul e di insegnamenti che ha imparato e che ci ha raccontato

Autore Silvia Danielli
  • Il4 Luglio 2020
Paul Weller più ispirato che mai nel nuovo album “On Sunset”. L’intervista

Paul Weller, foto di NICOLE NODLAND

Ci può essere un rimedio per chi odia i tormentoni latin usciti ieri tutti insieme e questo rimedio è On Sunset di Paul Weller, uscito sempre ieri. Si dovrà ricredere chi pensa che si tratti dell’ennesimo disco di un uomo che ha già dato abbastanza alla musica sia quando era nei Jam, tra le fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, sia negli Style Council (‘80 e ‘90) e come solista. Tutto il contrario: On Sunset è un album molto ispirato, ricco di soul (inteso come genere e anche come spirito) e di sorprese musicali. Quasi spirituale, appunto, e allo stesso tempo godibile, per esempio, su una terrazza all’aperto in una sera (al tramonto, ça va sans dire) d’estate. Proprio come l’esatto momento in cui sono state concepite alcune tracce dell’album. Ne abbiamo parlato al telefono con Sir John William “Paul” Weller.

In molte tracce, e in Earth Beat in particolare, si può avvertire molta positività: è troppo semplificatorio dire che On Sunset sia un album positivo?


No, è così infatti. È vero che ci sono molti livelli di significato ma credo che la vibe generale sia positiva.

Mirror Ball è invece un po’ la celebrazione dell’importanza della danza per un rafforzamento interiore delle persone?


Certo, ne ho la prova. Soprattutto quando sei giovane, teenager magari, o poco dopo. Magari lavori tutta la settimana in un posto orribile o studi duramente ma sai che il sabato sera potrai andare a ballare e a sfogarti. Questo può cambiarti la vita, l’ho sempre pensato e continuo a pensarlo.

Le può capitare di ballare ancora nella vita quotidiana?

Sono un ballerino terribile ma mi piace muovere il mio corpo con la musica, questo sì.

La title track è nata a Los Angeles?


Sì, ero andato a trovare mio figlio che studia all’università lì, mi trovavo al Whisky a Go Go, il famoso locale di LA e mi sono reso conto che era il primo posto dove ero andato in America. Mi è venuto in mente proprio quel momento negli anni ’70 e ho iniziato a riflettere a quanto tempo fosse passato per me che ho passato da poco i 60. Tutte le immagini che mi sono venute in mente sono state lo spunto per il testo.

Per questo album quanto è stata importante la black soul music?

È sempre importante la musica black. Anche per le band inglesi degli anni ’60 è stata fondamentale. Tutta la musica Motown è stata importantissima. E anche la musica africana: senza di essa non sarebbe nato nessun tipo di musica. So che non a tutti piace questa teoria: ma tutta la musica è collegata (hip hop, house, reggae) e anche noi essere umani siamo tutti collegati tra di noi.

Ascolta On Sunset di Paul Weller:

Questa idea di collegarci alla nostra vera natura, eliminando tutto ciò che è superfluo, mi pare sia centrale in tutto il disco.


Esatto, è così. Ovviamente il lockdown ci ha fatto capire ancora meglio che cosa sia importante da quelle che sono invece solo stronzate. È il momento di cambiare, di dare uno scossone a questa cultura così superficiale.

Per lei come è stato il lockdown?

Non mi posso lamentare, sono stato fortunato. Ho chiuso On Sunset a ottobre e novembre e poi sarei dovuto andare in tour. Invece sono rimasto a casa dove si trova direttamente il mio studio. Sono riuscito a tenermi impegnato, producendo un sacco di musica, e così ho già pronto un nuovo album, con almeno 14 canzoni nuove di zecca.

Si può dire che questo album sia più vicino agli Style Council che mai? Certo c’è Mick Talbot (l’altro componente del due, ndr) in ben due tracce: Baptisme e Village, ma le cosa ne pensa?


Alla fine io ho le stesse influenze musicali che avevo con gli Style Council. Forse in questo album si sentono più che in passato, penso sia solo quello.

Ci sono un sacco di sorprese in questo album, che cosa stupisce ancora lei oggi musicalmente?

Niente mi sorprende, ma ascolto molta più musica elettronica del passato, quasi come 20 anni fa. Mi sono reso conto che mi è rimasto poco tempo sulla terra e lo voglio spendere nel miglior modo possibile.

L’intervista completa sarà sul numero di settembre di Billboard Italia, disponibile sulla nostra APP.


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