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Esce il 9 febbraio “Alchemaya”, l’ambizioso concept album di Max Gazzè

Il concept album “Alchemaya” di Max Gazzè è un unicum nel panorama musicale italiano, un esperimento “sintonico” – come lui lo definisce, sinfonico con i sintetizzatori – degno di quella grande tradizione progressive che in Italia ha sempre dato frutti eccellenti

Autore Federico Durante
  • Il29 Gennaio 2018
Esce il 9 febbraio “Alchemaya”, l’ambizioso concept album di Max Gazzè

«È da tanti anni che volevo fare qualcosa di diverso e penso che questo sia il momento giusto. È dal 2013 che non mi fermo fra singoli, canzoni “zumpa zumpa” e quant’altro e adesso ho voluto fare una cosa un po’ differente». Con il consueto garbo e senso dell’umorismo Max Gazzè parla così della sua nuova ambiziosa opera in un incontro con la stampa: il concept album Alchemaya è un unicum nel panorama musicale italiano, un esperimento “sintonico” – come lui lo definisce, sinfonico con i sintetizzatori – degno di quella grande tradizione progressive che in Italia ha sempre dato frutti eccellenti.

Alchemaya si compone di due dischi, chiamati Atto I e Atto II: il primo contiene un’opera sinfonica di 11 tracce presentata nei teatri italiani nel corso del 2017 insieme alla Bohemian Symphony Orchestra di Praga; nel secondo troviamo i grandi classici di Max – da Cara Valentina a La Vita Com’è – riarrangiati in chiave orchestrale e completati da tre inediti, fra cui La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno, in gara a Sanremo 2018.


L’Atto I di Alchemaya è una grandiosa cosmogonia in cui si mescolano suggestioni storiche e filosofiche, religione e fisica, mito ed esoterismo in un’opera dal respiro culturale vastissimo e sincretico per tracciare un percorso dalle origini del mondo al significato di anima. Max svela così un’autentica passione per la riflessione sui temi più profondi dell’essere maturata in decenni di studio e approfondimento.

«Rimane un approccio molto progressive: è un concept come potrebbe essere Tommy o Quadrophoenia – spiega – Solo che invece che suonare strumenti elettrici ho utilizzato un’orchestra sinfonica per raccontare una storia dalle origini dell’essere umano (accadiche, mesopotamiche) fino ad arrivare a una bellissima descrizione dell’essenza alchemica dell’uomo che si trova nei manoscritti di Qumran».


Un lavoro di ricerca lirica così imponente è stato reso possibile dalla preziosa collaborazione con il fratello Francesco, che ha curato i testi dell’Atto I: un “maniaco della parola”, come lo definisce Max. «Infatti non tocco niente perché in tutti questi testi c’è un attentissimo studio sul suono delle parole. Quando mi dà un testo, già è musica. Io non faccio altro che estrapolare il potenziale sonoro di queste parole e convertirle in qualcosa di udibile in questa forma archetipica di comunicazione che è la musica».

Temi e spunti culturali impegnativi ma non per questo seriosi: l’obiettivo di Max è che l’opera possa davvero comunicare con tutti senza annoiare. «Io racconto la punta dell’iceberg di ogni argomento – dice – Non volevo assolutamente rendere questo racconto pesante o di difficile comprensione. Volevo che anche i miei figli potessero leggere la storia come possono leggere il Viaggio al centro della terra di Jules Verne. Chi conosce già questi argomenti sa di che cosa sto parlando, chi non li conosce legge una bella storia e non ha bisogno di spiegazioni. Io ho cominciato a studiare i manoscritti di Qumran per mia passione: ero un topo da biblioteche notturne».

Alchemaya esce il 9 febbraio in doppio CD, triplo vinile e digitale. E per il 2018 sono già state scelte le suggestive location per la sua esecuzione dal vivo: fra queste, le Terme di Caracalla, lo Sferisterio di Macerata, il Teatro Antico di Taormina e l’Arena di Verona.

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