Interviste

Aiello racconta “Che Canzone Siamo”: «Non sguazzo nel dolore, ci ballo sopra»

Dopo il successo estivo di Vienimi (a Ballare), il poliedrico artista è tornato con una particolare ballad che anticipa il suo secondo album, di prossima uscita

Autore Federico Durante
  • Il20 Ottobre 2020
Aiello racconta “Che Canzone Siamo”: «Non sguazzo nel dolore, ci ballo sopra»

Pandemia a parte, gli ultimi dodici mesi della vita di Aiello gli hanno portato grosse soddisfazioni dal punto di vista artistico. Prima il pressoché unanime apprezzamento del pregevole album d’esordio Ex Voto, poi il successo di una canzone estiva assai “sui generis”, Vienimi (a Ballare), che si è conquistata il disco d’oro pur dovendo “competere” con i tormentoni reggaeton. Per questo il poliedrico cantautore calabrese può guardare al suo prossimo capitolo discografico (che è in lavorazione) con la fiducia di chi sa di poggiare su un terreno solido.

Ne è prova anche il suo nuovissimo singolo, Che Canzone Siamo, che rievoca in versione ballad la combinazione stilistica che già conosciamo: intensità emotiva, ibridazione dei generi, mescolanza di tradizionale e contemporaneo. Il brano, scritto da Aiello e prodotto da Iacopo Sinigaglia e Alessandro Forte, si regge su un piacevole intreccio di sonorità acustiche e synth, senza disdegnare quel tocco urban mai invadente che caratterizza le sue produzioni.


Nell’attesa del secondo album, sono già confermate le date dal vivo che lo porteranno in giro per l’Italia a marzo dell’anno prossimo. Si parte il 13 marzo dal Vox di Nonantola (già sold out) per terminare il 30 alla Tuscany Hall di Firenze, passando per una doppietta al Fabrique di Milano (il 20, sold out, e il 21).

Abbiamo intercettato Aiello per parlare dei progetti recenti e di quelli futuri, che ci ha raccontato con l’entusiasmo di un ragazzo che ha la fortuna di vivere facendo quello che più ama.


A proposito di Che Canzone Siamo, hai detto: “Se dovessi immaginare la musica di domani la vedrei esattamente così, che vada dritta al cuore, senza filtri, che racconti di me, che abbia sempre un suono ricercato e l’aspirazione di oltrepassare i confini del safe”. Puoi approfondire questo concetto?

Mi piacerebbe continuare a scrivere per urgenza, sentire il bisogno di mettermi a terra alla mia tastiera di sempre (scarsissima, ma alla quale sono molto affezionato) e scrivere perché ho bisogno di farlo, senza nessun tipo di pre-costruzione. Anche in studio mi piacerebbe mantenere questa passione, questo bisogno di ricerca, di sperimentazione. Io odio l’idea di fare le cose “standard”, termine che mi fa paura. Ovvero fare la musica con lo stampino: “È andata bene quella canzone e allora io replico quel mondo”. Per me sarebbe una morte lenta. Come dico da un po’ di tempo: chi non si evolve si ripete. Io immagino la musica di domani esattamente così come la sto vivendo oggi. L’idea è di fare musica ricercando sempre un suono che possa rappresentare il mio momento artistico e personale e che possa sorprendere senza disorientare.

È notevole il lavoro di produzione di Che Canzone Siamo, soprattutto quell’intreccio di sonorità acustiche e synth che si sente nel brano. Mi racconti il tipo di rifinitura sonora che è stato fatto dai produttori Iacopo Sinigaglia e Alessandro Forte?

È come guardarmi allo specchio. Io sono davvero felice di questa canzone in particolare perché è esattamente come io mi sento oggi, cioè un mix: io sono da sempre devoto ai giganti del cantautorato (Battisti, Dalla, Gaetano), che ascolto parallelamente all’elettronica internazionale indipendente, a Drake, Post Malone, Rosalía. C’è tutto un mondo internazionale molto lontano da noi (ma sempre più vicino) che mescolo col cantautorato, che mi ha formato. L’intreccio dell’acustico con il synth è quel mix di sapori e colori che io cerco nella musica, perché sento di essere esattamente così. Io dimostro quello che sono: se ti colpisco, sono felice; se non ti colpisco, pazienza, sarà per la prossima.


Il video del brano è molto semplice nella sceneggiatura ma anche emozionale e simbolico. Puoi raccontarmi il tipo di ispirazione che sta dietro alla “veste visiva” di Che Canzone Siamo?

Guarda, io farei un video per ogni segmento di una canzone! Immaginando che una canzone sia composta da tre parti, farei tre video. Ho una passione molto forte per l’immagine. Questo è il secondo videoclip che faccio con Giulio Rosati, con cui ho un sodalizio importante perché iniziamo a conoscerci profondamente. Il video è un racconto di come le ferite a un certo punto non emettono più sangue ma una luce incredibile che è una sorta di rinascita. Io vivo le ballad e le canzoni intime in una maniera un po’ diversa: le vedo come canzoni non da “sottoni” ma per persone che sono già andate avanti. Anche se racconto un dolore, una sconfitta, una perdita di qualcosa, mi sono già proiettato all’orizzonte che ho davanti. Non sguazzo nel dolore: ci ballo sopra.

Ti faccio una domanda sul tuo precedente singolo, Vienimi (a Ballare), che peraltro è andato molto bene ed è stato certificato disco d’oro. In un’epoca di reggaeton imperante, con quel brano sei riuscito a proporre sonorità latin in maniera non scontata. Quali sono le potenzialità che vedi per quel tipo di sound nel nostro paese, senza scadere nel reggaeton becero, insomma?

Io credo che ci sia spazio per tutti. Per fortuna la strada che ha fatto Vienimi (a Ballare) ha confermato questo. Io mi sono misurato per la prima volta con una “canzone dell’estate” e con dei protagonisti di quel filone (peraltro quasi tutti in duetto). Il fatto che sia stata ascoltata così tanto vuol dire che le persone amano una pluralità di cose: il brano più scanzonato e da spiaggia (che ci sta) e anche quello con una ricerca di testo e di suono probabilmente più particolare. C’è sempre spazio per chi riesce a raccontarsi senza amalgamarsi agli altri, per fortuna.


Tu hai avuto una seria formazione musicale e hai gusti musicali di ampio respiro. In che modo poi riesci a sintetizzare tutto questo quando ti metti a creare i singoli brani?

È proprio il brano che me lo chiede. Ci sono canzoni in cui puoi anche provare a sperimentare delle vesti, proprio per il piacere di farlo, però ti chiamano alcuni strumenti, alcune sonorità, alcuni colori, e non puoi fare altrimenti. Nel caso di Vienimi (a Ballare) ho sentito il bisogno di un suono sicuramente meridionale, in qualche modo, ma mescolato all’elettronica. Nel caso di Che Canzone Siamo sentivo il bisogno di un inizio col pianoforte che desse l’idea di una “classica” ballad pop, per poi dare lo schiaffone in faccia con un’elettronica acida, rugosa. Per me è una questione di naturalezza, esigenza, anche sperimentazione perché la veste giusta non viene sempre al primo colpo. Ma quando ti sforzi troppo vuol dire che qualcosa non va.

Tu provasti a entrare a Sanremo Giovani nel 2011. Visto anche il successo dei tuoi ultimi lavori, stai magari pensando di riprovarci, questa volta da Big?

Io per Sanremo ho un rispetto e un amore che non ho mai nascosto. Penso che Sanremo sia una manifestazione bella, che rappresenta la cultura musicale italiana. In questo momento sono molto concentrato su Che Canzone Siamo. Se nei prossimi giorni dovessi aprire il cassetto e rendermi conto di avere una canzone che mi piacerebbe condividere su quel tipo di palco, magari ci penserei. Ma ad oggi non sono sicuro che ci sia. Per me Sanremo non è tutto il glitter che c’è intorno: è avere l’opportunità di suonare con quell’orchestra. Se c’è un pezzo che possa esprimere il mio mondo senza cadere in cose scontate e fare una cosa davvero figa, allora ci penso. Se no me lo guarderò da casa come ho sempre fatto.


Il tuo secondo album è in lavorazione. Cosa ci puoi anticipare?

È esattamente la fotografia del mio momento attuale, gli ultimi due anni dei miei ascolti musicali, le mie storie più recenti. Sarà un mix di pop (alla mia maniera), del cantautorato che mi ha formato, di musica meridionale e di musica urban (che ascolto da diversi anni e che mi ha influenzato in queste ultime due uscite). È il “troppo pop, troppo street, troppo meridionale” su cui ho giocato a lungo su Instagram per anticipare questo tipo di percorso. Si ballerà e, per quelli emotivi, si piangerà.

Ascolta Ex Voto di Aiello in streaming

Share: