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Frah Quintale: «Il Lato arancio è l’accettazione che le cose finiscano»

Esce oggi la seconda parte di un disco molto ricco, pop e r’n’b. Abbiamo chiacchierato con Frah Quintale di relazioni d’amore e libertà

Autore Silvia Danielli
  • Il4 Giugno 2021
Frah Quintale: «Il Lato arancio è l’accettazione che le cose finiscano»

Frah Quintale, foto di Tommaso Biagetti

Frah Quintale è seduto al tavolino di un bar di Milano, tranquillo e pacifico, con un Estathè davanti. La città sta decisamente tornando a vivere e Frah ha voglia di far sentire il secondo lato di Banzai, quello Arancio che esce oggi, quasi a un anno di distanza da Banzai (Lato Blu). E a qualche mese da una hit radiofonica in cima alle classifiche come Venere & Marte di Takagi & Ketra con lui e Marco Mengoni.

Soprattutto non vede l’ora di tornare in tour. Infatti la parte estiva partirà il 24 giugno da Bologna e lui vuole un po’ prepararsi anche fisicamente all’esperienza (avevamo annunciato anche le date invernali).


«Per questo preferisco non bere alcool per un po’ prima di andare in concerto», racconta lui affabile e gentile. Senza dire mai una parola di troppo ma senza nemmeno risparmiarsi minimamente, come ha sempre mostrato nelle sue canzoni. «Saremo in quattro sul palco, una vera bomba. Abbiamo provato le scenografie e faremo anche delle cose pazze e divertenti. Non è stato facile studiare una scaletta con i miei tre album, Regardez Moi, Banzai (Lato Blu) e Banzai (Lato arancio) ma alla fine sono soddisfatto».

Frah Quintale: «All’inizio mi piaceva utilizzare la maschera ma forse non sono comunque nemmeno così teatrale»

In questi anni Frah, ovvero Francesco Servidei, è passato con scioltezza dall’hip hop dei Fratelli Quintale (avventura terminata nel 2015) al diventare un emblema dell’it-pop. E volendo anche del pop, con singoli come quello di Takagi & Ketra oppure Missili con Giorgio Poi, il cui successo potrebbe essere bissato da Chicchi di riso, l’unico pezzo con un feat. presente nel nuovo album: quello con Franco126. Sempre con più che una nota r’n’b a colorare l’album (e anche il pezzo L’appartamento di Venerus, dove aveva collaborato, lo aveva dimostrato).


Ecco un’anteprima dell’intervista a Frah Quintale che troverete sul numero di giugno di Billboard Italia.

Si potrebbe pensare che Banzai (Lato blu) e Banzai (Lato arancio) rappresentino la tristezza e la gioia mentre la contrapposizione non è assolutamente così netta perché ci sono dei pezzi felici nel primo album come Amarena e Due Ali per esempio, e pezzi più cupi nel secondo…

Ho scelto il blu e l’arancio perché erano colori complementari e il disco è diviso in due lati. Poi certo in Banzai (Lato Blu) c’era Buio di giorno che è un pezzo più cupo mentre in Lato Arancio c’è Si può darsi che sprizza gioia, però non è quello. Il filo conduttore per tutto questo album diviso in due comunque è la voglia di chiudere il cerchio, ovvero la fine di una relazione. La prima parte è più burrascosa, nella seconda c’è più accettazione, da “è andata così, bon!”.

Comunque non sono nati prima quelli del primo album e poi del secondo ma sicuramente c’è stato un rimescolamento generale.


Stiamo assistendo a una vera riscoperta del r’n’b ora, con il tuo disco, quello di Venerus e quello di Mace, no?

Secondo me dal 2017 c’è stata proprio una rinascita della musica italiana, se pensi anche a Calcutta, Coez. Dopo si è fatta avanti una bella influenza black, con Venerus soprattutto ma non solo. Il punto è che credo che siamo riusciti a rendere più credibili tante sonorità anche in Italia. Non che non ci fossero stati degli episodi in passato, se pensi ai Sottotono, per esempio, che infatti escono oggi anche loro.

In Pianeta 6 c’è anche un french touch notevole…

Eh sì! Per me i Daft Punk e i Justice sono stati fondamentali, era proprio la musica che mi dava la carica prima di andare a fare i graffiti. La notizia dello scioglimento dei Daft Punk mi ha distrutto: mi piace tutto di loro! Anche l’estetica e il fatto che non si facciano vedere in volto.


«Ci ho pensato un attimo prima di collaborare con Takagi & Ketra e Marco Mengoni perché non era il mio solito stile, ma è stata una bella sfida»

Anche tu vorresti continuare a nasconderti come agli inizi?

All’inizio mi piaceva utilizzare la maschera ma forse non sono comunque nemmeno così teatrale. Penso che si capisca lo stesso che né la mia faccia né la mia persona sono le parti fondamentali del mio progetto: io sono una persona normale che fa musica.

Nei tuoi testi hai deciso anche di non esporre esplicitamente le tue idee politiche.

Penso che si capisca lo stesso che non sono di destra (ride, ndr) anche se non lo dico in modo chiaro. Preferisco magari esprimermi di più in senso politico quando rappo, come quando avevo fatto il pezzo con Deda. Nelle canzoni preferisco concentrarmi sulle atmosfere e che parlino di più i mood dei brani.


Invece, non ti sei mai fatto troppi problemi a esporre i tuoi sentimenti e a raccontare le tue storie. Qualcuna si è mai lamentata?

No, credo faccia parte di me e quindi se stanno con me si accollano questo rischio! A volte mi è sembrato di commercializzare i sentimenti, quindi nei periodi bui ho visto con occhi diversi le mie esternazioni. D’altra parte, lo scrivere è sempre stato terapeutico per me. E in fondo non ho mai dissato nessuna dai!

Questo disco è dedicato a una persona in particolare?

Certo, c’è una persona specifica ma poi l’album si riferisce a tante situazioni diverse. Per esempio, il ritornello di Sempre bene lo avevo scritto anni fa e poi l’ho recuperato solo ora. Racconta il mio vissuto e le mie esperienze in tema amoroso.


Quando ho letto il tuo nome in Venere & Marte, il pezzo di Takagi & Ketra con Marco Mengoni, sono rimasta un po’ stupita: hai accettato subito o ti hanno dovuto convincere?

Ci ho pensato un attimo perché non era il mio solito stile, ma è stata una bella sfida uscire dalla mia comfort zone. Poi penso che non sono andato a fare Ostia Lido. Marco, comunque, è un bravissimo cantante e credo di averci messo del mio. Son contento di come sia andata: dato che è stata prima negli ascolti radiofonici, credo che mi abbiano potuto ascoltare persone che magari non si ascolterebbero mai dei miei pezzi.

Frah Quintale
Frah Quintale, foto di Another Studio

Anche Missili con Giorgio Poi era andata benissimo, e pure Chicchi di riso con Franco126 potrebbe essere una nuova hit, no?

Credo possa avere un potenziale radiofonico grazie al buon Franchino! Mi ero un po’ incartato sul ritornello ma poi ce l’abbiamo fatta.


L’immagine dei denti riposti “in un sacchetto trasparente come piccoli chicchi di riso” è bella forte: come ti è venuta?

Io sogno spesso di perdere i denti, penso ci sia un significato simbolico dietro, no? Cercavo un’immagine crudissima e mi piace fare questi giochi matti dove inserisco degli elementi grezzi all’improvviso. Io credo rimanga impressa, no?

Cosa ti spaventa di più per la tua carriera musicale?

Non avere la libertà. Non mi interessa tanto l’essere sempre cool e ascoltato ma non poter esprimere quello che sento. Posso stare male anche fisicamente. Ho lavorato una vita per non avere capi quindi non voglio ritrovarmi con qualcuno che mi dica che cosa io debba fare. Fin che ne ho voglia, potrei anche smettere di fare musica e andare a dipingere quadri.


Andresti mai in una major?

Non lo so, ma ora come ora sto bene dove sto. Voglio essere libero anche lì di poterlo decidere e comunque solo nel caso in cui venissero rispettate le mie condizioni.

Hai sempre detto che Nei treni, la notte (2017) è il pezzo a cui tenevi di più. In effetti, la descrizione delle notti passate a nascondersi per andare a fare i graffiti è unica. Volevo chiederti però se qualche altra canzone aveva preso il suo posto per te?

Forse Sempre bene è una bella virgola nella mia vita. Perché racconta l’importanza di lasciare andare le cose. Credo sia un atteggiamento egoistico poco utile quello di voler sempre tenersi stretti tutto, sia in amicizia che in amore. Forse Nei treni, la notte è ancora il mio best perché rappresenta quella fase specifica della mia vita dei graffiti. Però ogni tanto arriva qualche pezzo altrettanto importante.


In Sempre bene dici: “Ricordami di stare sempre bene anche senza te, ricordati di stare sempre bene senza me”: tu ce la fai?

Ci sto provando, non è sempre facile ma quest’anno ho cercato davvero di farmi scivolare addosso tante cose, belle e brutte.

Ascolta Banzai (Lato arancio) di Frah Quintale

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