Hip Hop

Prima e dopo il “ta-ta-ta”: Rancore si racconta

A Sanremo 2020 è stato apprezzato con il brano “Eden” per la sua scrittura sofisticata e ricca di riferimenti culturali. Adesso Rancore può pensare serenamente alla nuova fase della sua produzione, iniziata proprio col pezzo prodotto da Dardust

Autore Billboard IT
  • Il11 Febbraio 2020
Prima e dopo il “ta-ta-ta”: Rancore si racconta

© Serena Clessi

A Sanremo si era già fatto notare per il suo notevole contributo in Argentovivo di Daniele Silvestri (che si aggiudicò il Premio della Critica). Al Festival di quest’anno invece si è ripresentato da protagonista, proponendo le proprie barre ermetiche al grande pubblico generalista. Sfida riuscita discretamente, visto il buon posizionamento: decimo nella classifica finale, miglior risultato fra i rapper in gara (oltre a lui concorrevano anche Anastasio e Junior Cally). Ora Rancore è pronto per dare alla luce il nuovo album, anticipato proprio da Eden. L’abbiamo incontrato a Sanremo a margine dei tanti impegni festivalieri.

La collaborazione con Dardust

«Io e Dario (Faini, in arte Dardust, produttore di Eden) non ci conoscevamo», ha detto Rancore in una round table ristretta. «Ci siamo visti in studio e in un paio di sessioni avevamo già un embrione del brano, sia come musica che come testo. Siamo partiti dal giro di piano. Poi Dario, con il suo sound che mischia molto classicismo ed elettronica, è arrivato a darmi questa produzione già molto avanzata. Una volta scelto il tema dell’Eden ho iniziato questo “viaggio nel tempo”: sono diventato un detective che viaggiando nel tempo raccoglieva tutte le mele che trovava, da Newton a Magritte, da Alan Turing a Gugliemo Tell, per poi descrivere come ognuno di questi momenti – letterari, artistici, storici, scientifici – abbia determinato un grande cambiamento nella storia dell’uomo».


Per arrivare al tempo presente: «Da lì questo viaggio nel tempo arriva ad oggi, in cui presente e futuro combaciano. Il primo Blade Runner era ambientato nel 2019: già siamo in quello che i nostri padri vedevano come futuro. Il tema importante della canzone è quello dell’unione e della divisione. Anche una mela che si stacca è il simbolo di questo. Restare uniti o dividerci? Questa è la domanda. Quale parte di noi stiamo staccando e quale dovremmo riacquisire per stare un po’ più in pace? Il “ta-ta-ta” più che uno sparo rappresenta uno strappo, uno spaccare qualcosa».

Rancore e la propria generazione

In conferenza stampa e nel corso della round table Rancore usa diverse volte la parola “generazione”. Gli chiediamo allora che tipo di generazione sia la sua (lui è nato nel 1989), artisticamente e socialmente. «Artisticamente è una generazione in cui uno è quasi “costretto” a fare l’arte, perché abbiamo milioni di mezzi. È una generazione molto spronata, non tanto ad aumentare il proprio livello creativo quanto a sentirsi artisti. Cosa secondo me errata, perché sarebbe bello spronare più artisti a sviluppare un livello creativo che si stacchi dal riconoscimento degli altri. L’arte finisce nel momento in cui stacchi il pennello dal quadro: quel quadro non è più tuo. Vedo che non è sempre chiara questa cosa».


E sulla seconda parte della domanda osserva: «Nonostante l’89 nasca con la caduta di un muro, quindi con la rottura di alcuni confini e con la speranza di un mondo migliore, poi non è stato proprio così. Io vengo per esempio dalla rottura della famiglia, dai divorzi, dalla caduta delle Torri Gemelle, dalla crisi del 2007, da tutte le guerre che ci sono state successivamente. Dall’inizio di un nuovo mondo che ha messo in contrasto le generazioni in maniera diversa dagli anni ’70, perché ha confuso pure le generazioni prima: la tecnologia. Questa tecnologia ha aperto dei vasi di Pandora, tutto è diventato il contrario di tutto. Il livello di complessità dovrebbe essere molto più alto e invece vedo che si cerca di abbassarlo il più possibile per fare in modo che si possa fruire delle cose il più velocemente possibile. Infatti la musica che porto cerca di non limitarsi nella complessità, anche se può subirne dei danni. Ma quando hai un motivo per fare le cose, queste assumono molto più senso».

Rancore - 2 - Eden - Sanremo 2020 - foto di Serena Clessi
Foto di Serena Clessi

I riferimenti culturali

Ormai dovrebbe essere chiaro: la musica di Rancore è un prodotto ad alta densità di pensiero e di riferimenti culturali. Ma la citazione secondo lui non dovrebbe mai essere fine a se stessa, bensì mezzo in vista di un obiettivo più ampio. «Io non ho fatto l’università, vengo dal liceo scientifico. Ho sempre amato il mistero che si nasconde nelle cose. Credo che la realtà che ci circonda – la natura, l’essere umano, l’uomo e la donna – siano dei grandi misteri. Nel momento in cui vuoi entrare nell’abisso della realtà ti svelano tante cose. Ma ci vuole coraggio per entrarci, e per dimenticare tutto quello che so su una foglia che cade – tutta la logica, tutta la scienza, tutte le cose che mi hanno insegnato – per vederla davvero. Per me le citazioni non sono il fine, ma un mezzo per arrivare a dire cose anche semplici. Nella costruzione di questo percorso ho la necessità di creare immagini, che magari tutti conosciamo, archetipe».

Eden e la nuova fase di scrittura

Il brano portato in gara a Sanremo 2020 – per stessa ammissione del suo autore – ha dato il via a una nuova fase di scrittura nella carriera di Rancore. Forse anche in virtù della collaborazione con un fuoriclasse come Dardust, la nuova produzione del rapper sarà tutta un’altra musica. «Eden è un labirinto di concetti e una sorta di codice che apre a un gioco», dice. «La speranza è che le persone trovino sempre nuovi stimoli nella canzone, di ascolto in ascolto, finché la musica non è più un quadro ma diventa uno specchio, dove chi si specchia cambia. Così la canzone non dura più 3 minuti e 40 secondi ma tanto quanto le volte in cui puoi sentirla e scoprire cose nuove». E quindi: «In questa nuova fase di scrittura il primo fuoco che ho trovato è stato Eden. Un disco è per sempre, perlomeno nella vita di chi l’ha fatto. I dischi li faccio sempre pensando al me stesso del futuro».

Guarda il video di Eden di Rancore



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