Hip Hop

Frankie hi-nrg mc su “Estate 2020”: «Non fatevi occupare la testa»

Torna il rapper- simbolo con un nuovo singolo. Frankie hi-nrg mc ci parla di Tik Tok, nuovi artisti e di un principio che non dobbiamo mai dimenticare

Autore Billboard IT
  • Il10 Luglio 2020
Frankie hi-nrg mc su “Estate 2020”: «Non fatevi occupare la testa»

Frankie hi-nrg mc, foto di Damiano Andreotti

Era il 1992 quando un ragazzo di Torino, classe ’69, usciva con il singolo Fight da Faida, brano che parlava di corruzione e mafia e che ha suscitato non poche polemiche. D’altronde, secondo il Frankie hi-nrg mc di allora, il ruolo del rapper consisteva proprio nel saper insegnare a tutti e in tutti i luoghi.

Sono passati 28 anni da quella tua affermazione. Pensi che i rapper di oggi stiano insegnando qualcosa?


È un errore di interpretazione di ciò che dissi. Secondo me, il rap non deve insegnare nulla. Semmai, puoi avere l’occasione di imparare anche dai rapper.

A distanza di 6 anni dal tuo ultimo lavoro, oggi torni con Estate 2020 un brano figlio del lockdown, in cui dici che l’unico posto in cui poter trascorrere serenamente questa estate potrebbe essere la nostra testa. In pratica come dici nella canzone: “Questa estate per fare festa abbiamo solo un posto che resta”...

Tocca starci nella festa ma anche con la testa. Il pericolo non è scampato e ci sono sempre dei rischi per la salute. Le categorie a rischio sono sempre le stesse. Bisogna continuare a proteggerle finché non ci saranno dei vaccini, finché la medicina non sarà in grado di aggredire con successo questo virus. La festa è un posto in cui ci vengono dati molti limiti e molte modalità rispetto al contatto fisico. La testa invece è un posto che non dobbiamo permettere a nessuno di occupare. Quello deve essere il nostro spazio inalienabile. Manteniamo il controllo della nostra testa.

Il tuo percorso negli anni oltre ad averti portato ad essere un rapper, ti ha visto anche regista di videoclip, autore di documentari, attore e fotografo. Quando hai scritto il tuo primo libro Faccio la mia cosa hai cercato di mantenere un equilibrio tra intrattenimento e narrazione. Se oggi dovessi narrare il momento della società pre e post lockdown come lo descriveresti?


È una catastrofe nel cui racconto non siamo stati immersi da piccoli. Non è la guerra. Non è neanche Chernobyl. Nemmeno il terremoto, perché anche se non lo hai vissuto conosci le esperienze altrui. Chi non ha vissuto la guerra la può rivivere attraverso i racconti. Perfino Chernobyl è stata una catastrofe che non ha avuto una caratteristica fisica. Non hai il tedesco che ti spara. La casa che trema o un fulmine che colpisce un albero.

C’è una componente di personalità differente. E questo sicuramente avrà un peso. È ammirevole come tanti italiani nonostante il potente richiamo alla allo stare uniti e vicini, abbracciarsi, festeggiare, stiano mantenendo alta comunque l’attenzione sulle distanze di sicurezza, sulle mascherine, su questi salvavita di questo periodo. La televisione cerca di mostrarci tanto disimpegno, che è una cosa che purtroppo capita, ma vedo la stragrande maggioranza delle persone che mantengono l’attenzione e il rispetto. Un senso civico che per alcuni è addirittura inaspettato.

Uno dei complimenti che apprezzi maggiormente facendo anche riferimento al tuo primo album Verba volant è quando ti si dice che la tua parola rappata è molto vicina alla parola scritta. Oggi a tuo avviso della scena rap chi è che ha questo dono?

Non sono particolarmente dentro la scena rap italiana. Mi capita di sentire delle cose e l’ultimo album di Marracash è bellissimo. Apprezzo anche la modalità di Tha Supreme, fa una cosa diversa, ma mi piace. La trovo una bella espressione del tempo. “Sign of the time” direbbe Prince.

Da sempre il rap è la celebrazione di se stessi, e quando hai iniziato tu a parte in qualche gara in strada o nei locali in cui ci si alternava sui beat, non era pensabile che ci fossero delle collaborazioni. Oggi gli album sono pieni di featuring: un’apertura intelligente di questo ambiente o un’ottima mossa di marketing per incrementare streaming, download e persone ai concerti?

Nell’hip hop c’è stata un’esplosione dei featuring. Ma è una cosa che c’è sempre stata. L’hip hop nasce in feste in cui due artisti si esibivano sopra al beat del DJ e le audiocassette di quella serata erano quelle che circolavano. Quelli erano già dei featuring. Adesso ci sono produttori che fanno uscire dischi in cui fanno rappare Tizio e Caio. Questa è una cosa molto interessante. Dimostra come questi strumenti permettano agevolmente l’interscambio e la contaminazione tra diversi artisti. L’hip hop si è costruito anche attraverso queste modalità. I suoni dell’hip hop e della trap italiani tra l’altro sono di altissima qualità. Non hanno niente da invidiare ad altri.

Sei cresciuto con la passione di “quelli che parlavano sulla musica” e ne hai fatto un mestiere, basato sul talento e sul voler comunicare qualcosa ad ogni tua uscita o concerto. Oggi la corsa è alle views e ai followers che ti possono portare facilmente al successo. Come la vivi e qual è il tuo pensiero in merito?

Penso che bisogna affinare i propri linguaggi per essere in grado di comunicare nel momento che si sta vivendo quindi il mostro non è il media ma chi lo utilizza, come lo utilizza. Con il fuoco puoi cucinare o puoi appiccare un incendio. In un oceano di banalità a volte emergono delle cose molto divertenti. Su Tik Tok per esempio ci sono tante ripetizioni, c’è molta uniformità. Però se vai per strada ti rendi conto del fatto che sono vestiti tutti più o meno alla stessa maniera. E così sono i social. Ogni tanto per strada ti fermi perché vedi che uno sta suonando uno strumento strano o sta facendo una cosa fighissima. Stessa cosa nei social.


Ascolta Estate 2020 di Frankie hi-nrg mc



Però se ci pensi oggi hanno molti più mezzi, possibilità di conoscere e scoprire la musica grazie agli smartphone e ai device, mentre invece manca la curiosità di farlo. Come te lo spieghi?

Perché quando vai in una pizzeria che ti offre un menù da 12 pagine scritto fitto, con ogni possibile combinazione di ingredienti assurdi, alla fine chiedi la Margherita. La sovrabbondanza di informazioni genera la ricerca di punti fermi che sono luoghi sicuri dove normalmente trovi musica che ti piace. Anni fa, la scelta di un genere musicale era un’appropriazione culturale.

Adesso invece hai tutto quanto in tasca. E nella tua tasca in questo momento ci sono i REM, gli U2, i Carcass, i Mr Bungle, il rap, Nilla Pizzi, c’è tutto. E in questo oceano non c’è più nessuno che faccia da guida. Prima ereditavi dei gusti o li detestavi. Nel momento in cui non si sono più ereditati dischi e cassette, ma c’è stato solo YouTube è successo che quelli della generazione prima avevano già i gusti fatti e magari consideravano solo il vinile.

Questa spaccatura ha fatto sì che dalla nascita dello streaming in poi, il mondo della cultura musicale si auto-alimentasse sulla base di parametri che non sono la qualità, la storia, il percorso. Diventano importanti le views, i like, i passaggi. Essendoci stata questa spaccatura è necessario avere un linguaggio che compensi questo salto. Bisogna riuscire a parlare a chi non ha vissuto il telefono a disco, ma sa perfettamente come montare un video su Tik Tok. In questa azione c’è il progresso, la crescita. L’umanità sta proprio nel trovare una maniera di dialogare.


Il progetto per l’estate 2020 è stato quello di coltivare la festa che ognuno ha dentro di sè: ognuno di noi dentro ha un arcobaleno che difendo. Non bisogna permettere di essere colonizzati nella propria testa.

Sull’ultimo numero di Billboard Italia la cover story è stata dedicata a 3 rapper italiane: Anna, Beba e Chadia Rodriguez. Tu Frankie hi nrg mc che ne pensi del movimento rap femminile?

Anna spacca con Bando. Coinvolgente, base fighissima, lei tostissima. Ci metterei anche Madame, finalmente ci sono voci femminili che si alzano. Abbiamo avuto tante mc pazzesche, passate inosservate per via del maschilismo. La spaccatura che c’è stata nel 2000 riguarda anche questo. Ora è normalissimo che una ragazza spacchi con le sue gambe ed è una cosa positiva.

Una donna nell’album ci vorrebbe. Non trovi?

Assolutamente. Sono veramente brave. Così come la trap ha stabilito che puoi anche essere magro e bruttino, colorato e non un armadio a 4 ante. Questo tipo di libertà, in ogni aspetto, la vedo come un passo avanti. Un’ulteriore esplorazione.


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