Interviste

L’Electronic Renaissance di Ilario Alicante non è solo divertimento

Domenica 3 maggio in diretta streaming dalle 19.30 un charity show sotto l’Albero della Vita, simbolo di Expo 2015. La nostra intervista a Ilario Alicante

Autore Tommaso Toma
  • Il3 Maggio 2020
L’Electronic Renaissance di Ilario Alicante non è solo divertimento

Ilario Alicante

Domenica 3 maggio dalle 19.30 alle 22.30 sarà trasmesso in diretta streaming in tutto il mondo Electronic Renaissance. Un DJ set di Ilario Alicante dall’Albero della Vita, simbolo di Expo 2015 di Milano.

Si potrà seguire il DJ set di Ilario Alicante tramite i suoi canali social e anche sulla nostra pagina Facebook di Billboard Italia.


Il set di Ilario Alicante sarà ripreso con una regia mobile allestita presso l’Albero della Vita. Il tutto con l’utilizzo di droni e accompagnato da uno show spettacolare di luci che coinvolgeranno la location.

Un evento assolutamente unico, volto alla raccolta fondi per sostenere le attività durante questa fase di emergenza per il Covid-19 della Croce Rossa Italiana – Comitato di Milano. Ne parliamo con Ilario Alicante.


Quando hai pensato a questo evento? E come sei arrivato all’Albero della Vita?

All’inizio del periodo del lockdown sinceramente mi sentivo spaesato e poi ho visto un’esplosione di queste dirette in streaming di DJ set. Ho avuto la percezione che fosse quasi una reazione isterica e compulsiva alla situazione generale. Io istintivamente ho pensato di non andare dietro a questa “moda”, di mostrarmi in salotto o in cucina o in qualunque angolo del mio appartamento mentre mixo con la mia consolle… Non mi attirava l’idea. Ho pensato piuttosto: cosa posso fare per aiutare la comunità attraverso le mie conoscenze e capacità?

E qui è nata l’idea dell’evento?

Ho cominciato a pensare all’idea di fare una raccolta fondi attraverso una mia performance in un luogo iconico di Milano. La prima persona con cui ho condiviso questo pensiero è stato Riccardo Lai (per lustri al comando dello storico club milanese Amnesia, ndr), il gestore del Social Music City, che peraltro ha dato questo spazio in dotazione alla protezione civile, trasformandolo in una struttura di emergenza sanitaria. Riccardo ha da subito coinvolto la SG Company e assieme abbiamo fatto un brainstorming per capire quale fosse il luogo scenograficamente adatto per un evento. Non ti nascondo che abbiamo all’inizio abbiamo pensato di farlo in Duomo a Milano (era un’idea che ci era venuta in mente prima della performance di Andrea Bocelli) ma, ovvio, dopo il suo evento non potevamo ripeterci. È venuto fuori il nome dell’Albero della Vita nell’area dell’ex EXPO. Ci è sembrato un luogo perfetto, non ci abbiamo pensato un minuto in più e ci siamo messi al lavoro.


Per un evento come il tuo è forse più adatto l’Albero della Vita piuttosto che il Duomo, anche solo per il fatto che questa struttura già da sola rende possibili scenografici effetti di luci e non solo…

Ma io in realtà ho da subito associato l’Albero della Vita a un’altra cosa: al MIND (il Milano Innovation District, il distretto internazionale dell’innovazione, ndr). Un’area quanto mai significativa e simbolica in una fase storica come quella attuale. Ho pensato al futuro, all’idea che solo con il progresso possiamo sconfiggere il buio di oggi.

La musica che tu rappresenti idealmente, diciamo la techno – anche se esistono mille rivoli – è nata nelle warehouse, negli spazi bui e polverosi di ex fabbriche e poi ultimamente si è espansa in luoghi giganteschi come accade al Kappa FuturFestival. Insomma, com’è in questo caso passare dall’avere migliaia di persone davanti allo zero assoluto?

Beh, hai liofilizzato in poche parole la storia della techno (ride, ndr)! Dagli scantinati ai grandi festival, diciamo che il bacino di utenza del genere è aumentato in maniera esponenziale negli ultimi dieci anni. Possiamo considerare la techno un genere mainstream? Quasi. Visti i numeri importanti che fa. Forse abbiamo perso un po’ la cultura del clubbing.


Cosa intendi?

Oggi la gente segue i DJ e non è più interessata a seguire tout court la programmazione di un club, come avveniva lustri fa. Io ricordo che andavo al Tunnel perché sapevo che lì, a prescindere da chi suonasse, avrei potuto sentire musica cool. Oggi non è più così. Si investe molto di più sul costruire dei festival o dei grandi eventi outdoor da migliaia di persone. Purtroppo adesso non è e non sarà più così.

Sono rimasto colpito dalla tua reazione nei confronti dei colleghi che fanno DJ set dal tinello di casa. Diventa quindi  importante anche il messaggio e non solo l’azione, fare una performance?

Noi del “mondo della notte” siamo un po’ ridicolizzati dai media. Qualche giorno fa in TV durante il programma Piazzapulita, ho visto partire risatine e sghignazzate da parte di medici, opinionisti e politici quando si è accennato al settore “discoteche”. Come se noi fossimo davvero una categoria inferiore alle altre. Già il mondo della cultura è penalizzato in toto, immagina poi il nostro settore, quello della musica in generale e del divertimento. Ci sono migliaia di persone che lavorano in questo mondo e adesso sono disoccupate senza alcuna protezione economica. Non voglio passare per un DJ che balla di fronte alla sua consolle mentre fa il suo set in streaming e stop. Che lo facciano pure i miei colleghi, nessun problema. Ma dobbiamo almeno provare a lanciare dei messaggi ed essere d’aiuto attraverso le nostre azioni e quello che sto per fare è solo un inizio.


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