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La contaminazione musicale è alla Fondazione Prada a Milano

Stasera inizia I WANT TO LIKE YOU BUT I FIND IT DIFFICULT, il nuovo progetto musicale a cura della Fondazione Prada. Eventi con musicisti di background diversissimi e di grande spessore, raramente presenti in Italia. L’intervista a Craig Richards

Autore Tommaso Toma
  • Il8 Giugno 2018
La contaminazione musicale è alla Fondazione Prada a Milano

Stasera inizia I WANT TO LIKE YOU BUT I FIND IT DIFFICULT, il nuovo progetto musicale a cura della Fondazione Prada. Eventi con musicisti di background diversissimi e di grande spessore, raramente presenti in Italia. A questo si aggiunge che le serate di musica live e DJ set cominciano alle 19 e terminano a mezzanotte.

Stasera dal vivo dalle 19 c’è Mulatu Astatke (con orchestra di 9 elementi), con la sua musica etiope e contaminata dal jazz, molti di voi sono probabilmente entrati in contatto con la sua musica grazie a un bel film di Jim Jarmusch, Broken Flowers… E  poi si va avanti fino a mezzanotte con: Midori Takada e i DJ set di Nicolas Lutz, E/Tape e Craig Richards, il curatore dell’evento che qui abbiamo intervistato che è anche uno dei DJ resident del mitico Fabric di Londra, uno dei club con il miglior soundsystem e musica elettronica in circolazione. Prossimo evento il 28 settembre con Tony Allen, Burnt Friedman e il grande ritorno di Joy Orbison.


Craig Richards
Craig Richards

Può descriverci l’importanza del Fabric di Londra per la cultura dance?

Negli ultimi 19 anni il Fabric ha giocato un ruolo importantissimo nella promozione della musica dance underground. L’impianto audio e la programmazione non sono secondi a nessuno e continua ad avere un ruolo fondamentale a livello globale.


Pensi che sia un buon periodo per la creatività nella musica elettronica e dance?

La creatività è essenziale per la sopravvivenza della musica dance. Dai produttori che fanno musica ai DJ che la suonano, la musica stessa crea la storia. Se vogliamo attrarre le nuove generazioni, la musica deve restare eccitante e fresca. È responsabilità delle persone nell’industria di proporre scenari ispiranti.

Quando e come hai iniziato a pensare a I WANT TO LIKE YOU BUT I FIND IT DIFFICULT per la Fondazione Prada?

Ci ho lavorato per molto tempo. L’idea era quella di presentare il contrasto tra generi di musica differenti, ma in un modo coerente. Senza pregiudizi e barriere. L’idea si basa sulla relazione presente tra la musica e l’ordine con la quale è programmata. Lo spazio tra la musica resta piccolo e i suoni stessi si completano a vicenda. È eccitante per me lavorare in un contesto come quello di una galleria d’arte, così come in un club, dove l’enfasi è maggiormente incentrata sul dancefloor.


Quale è stato il primo pezzo di cui ti sei innamorato?

Crescendo tra i Settanta e gli Ottanta, ho avuto tantissimi brani che mi hanno letteralmente ispirato. Ascoltavo molta black music Americana, ma per quello che rappresenta il periodo in cui ho vissuto in Inghilterra, credo sceglierò Ghost Towndei The Specials. Rappresenta la politica e I sentimenti del tempo nella società britannica.

Quale è stato l’artista internazionale più sottovalutato?

La musica non è per tutti. La popolarità è una forza discutibile e impossibile da misurare. La natura della musica definisce la scala della sua popolarità. A volte la musica impiega molto tempo per arrivare alla superficie, quindi un artista sottostimato di oggi potrebbe diventare la star del futuro. Oggi gli artisti internazionali si sono abituati a espandere la loro fanbase tramite internet: tutto ciò non era chiaramente possibile prima.


Tre artisti che avresti voluto vedere in concerto, ma che non hai mai visto?

Chet Baker, Fela Kuti e Nick Drake.

Qual è la cover più bella di sempre di un album?

Quella di Scientist Meets The Space Invaders.


Vinile, CD, streaming, download: come ascolti la musica?

In tutti questi modi. Il mio formato preferito è il vinile ma è un medium del quale sto perdendo l’abitudine.   

Quale è stata la città nella quale hai visto il più bel club di musica live? Puoi nominarci alcuni tra questi luoghi?

Sarebbe per me impossibile non menzionare New York, Los Angeles e Londra, anche perché queste sono le città dove ho trascorso più tempo. Ho in mente: Paradise Garage e Save The Robots a New York; Dirtbox, Shoom, Clink Street, High On Hope a Londra; Vine Street Bar & Grill e Dirtbox a Los Angeles.


Qual è la miglior colonna sonora di sempre?

Maurice Jarre, Laurence of Arabia.

Una canzone che ascolti il giorno del tuo compleanno?

Happy Birthday.


Una canzone per fare l’amore?

Harder, Better, Stronger, Faster dei Daft Punk.

Una canzone per sfogare la rabbia?

God Save The Queen dei Sex Pistols.


Un’ultima domanda. Una playlist essenziale per ricordare questo evento?

Through The Looking Glass di Midori Takada, Mulatu of Ethiopa di Mulatu Astake, Mkawju della Mkwaju Ensemble, Instrumento di Draculas Lutz & Omar, Convergence di Carl Finlow (Craig Richards Remix).

Mulatu Astatke/Foto di Alexis Maryon
Mulatu Astatke/Foto di Alexis Maryon
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