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Secondo giorno di Primavera Sound: la trama s’infittisce

Rimangono gli evidenti problemi organizzativi di cui già parlavamo ieri. In compenso, i live di Little Simz e di Lorenzo Senni confermano l’assoluta qualità della proposta artistica

Autore Claudio Biazzetti
  • Il4 Giugno 2022
Secondo giorno di Primavera Sound: la trama s’infittisce

Little Simz (foto di Nwaka Okparaeke)

Ieri proprio da queste parti parlavamo delle polemiche che stanno un po’ inzaccherando il nome Primavera Sound. Riassumendo: dopo un primo giorno abbastanza disastroso dal punto di vista dell’organizzazione, promettevano di risolvere il problema delle code chilometriche a bagni e bar. E soprattutto si smarcavano da ogni accusa sostenendo di essere, almeno al primo giorno, sotto di 30mila persone rispetto alle circa 90mila di capienza teorica del posto.

Morale della favola, al secondo giorno le code per prendere l’acqua ancora c’erano, perché sono state aggiunte solo tre fontanelle alle altre tre esistenti. In più, il palco Boiler Room era così carico di gente che è letteralmente crollata una parte di pista. A questo punto, è un miracolo che ancora non sia successo niente di serio. A questo punto l’organizzazione è proprio indifendibile.


I live della seconda giornata del Primavera Sound

Quanto ai live, potremmo sicuramente parlare di quanta pace al cuore e ai sensi metta Weyes Blood. Di quanto Steve Albini e i suoi Shellac sembrino tre adolescenti alle prese con la rabbia ribelle dell’età puberale (e vuole essere un complimento). Di come Earl Sweatshirt sia a mani basse uno dei migliori rapper di questo pianeta, col suo incedere trascinato ma perfetto, basi allucinanti, visual ipnotici.

La verità è che ogni live è stato completamente oscurato dall’esibizione di Little Simz al palco Cupra. Simbi, come la chiamano informalmente e come la scritta che è rimasta fissa nei ledwall alle sue spalle, è una versione Lauryn Hill aggiornata all’epoca grime, un assemblaggio di funk, soul, R&B e rap di strada londinese messo insieme con estremo gusto. E fascino. L’intesa col pubblico è stata perfetta, un incantesimo di un’oretta abbondante che ha fatto cantare, battere le mani, fare i balletti a destra e a sinistra. Tutti imbambolati, me compreso. Poi credo che Point and Kill feat. Obongjayar sia la hit del 2021 e nessuno riuscirà a farmi cambiare idea.


Ciò detto, menzione speciale per la quota elettronica di Lorenzo Senni, che per l’occasione ha confezionato un live molto più danzereccio e vitaminico di quello che avevo visto un annetto fa al Magnolia di Milano. Il suo divisionismo dipinto con gli arpeggi dei synth, combinato ai balli tarantolati dell’artista sul palco in riva al mare, ha fatto sembrare l’esperienza quasi aliena. Come un rave su un pianeta dove le macchinette della Roland scorrazzano libere tra le praterie. A proposito di Roland, solo Jeff Mills e la sua Tr-909 potevano chiudere il venerdì del primo weekend di Primavera. Treni a 135 BPM, orde di inglesi ubriachi e via di marcette sul posto fino alle 6 di mattina.

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