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Music For Change: impegno e divertimento possono convivere

Si è conclusa sabato sera la dodicesima edizione di Musica Contro le Mafie. Siamo andati a Cosenza per toccare con mano l’energia di una manifestazione necessaria

Autore Silvia Danielli
  • Il29 Settembre 2021
Music For Change: impegno e divertimento possono convivere

Music for Change. In foto: Fast Animals and Slow Kids, Ministri e Lo Stato Sociale sul palco insieme a Gabriella Martinelli e Gennaro de Rosa

La musica e l’intrattenimento cosa possono fare contro il degrado? Prima che abbiate già skippato velocemente l’articolo per noia dopo solo una domanda, ne porremo subito un’altra. L’impegno può andare a braccetto con il divertimento?

Sabato 25 settembre, a Cosenza, si è concluso l’annuale appuntamento di Music For Change – Musica contro le Mafie, dodicesima edizione vinta dal cantautore-pianista Francesco Lettieri. Quest’anno, proprio per evitare che a molte persone venisse in mente che si potesse trattare di un festival pesante, solo impegnato e quindi soporifero – al nome esistente di Musica contro le Mafie è stato aggiunto anche il titolo di Music For Change.


“L’edizione più difficile di sempre”, l’ha definita il suo patron, Gennaro De Rosa in un post su Facebook. Non possiamo dirlo noi di Billboard, perché è la prima volta che veniamo a Cosenza per conoscere questa realtà. Quello che sappiamo con certezza è che sono stati giorni di incontri importanti con personalità in prima linea: dal presidente onorario Don Luigi Ciotti al magistrato Nicola Gratteri, dal sindacalista Aboubakar Soumahoro ai giornalisti Antonio Nicaso e Annalisa Cuzzocrea.

E poi sono stati giorni (14) in cui gli 8 finalisti si sono dovuti mettere alla prova, suonando davanti al direttivo del Club Tenco (per il format “Il Tenco ascolta con Musica contro le mafie”). Ma soprattutto vivendo insieme (o quasi) per scrivere musiche e testi del brano che hanno poi presentato live venerdì 24 settembre. Con coach e tutor, modalità che ovviamente ricorda subito talent come X Factor e Amici. Unica grande differenza era che il tema del brano da presentare fosse – e lo diciamo davvero per l’ultima volta – impegnato. I temi di Music for Change andavano dall’ecologia al lavoro, dal cyberbullismo ai migranti, dalle discriminazioni alla visione del futuro.


Music for Change, fra Bocs Art e temi non convenzionali

Quando il venerdì pomeriggio arriviamo a visitare il Village a Cosenza, dove i ragazzi hanno lavorato e dormito in questi giorni, ci sembra di essere catapultati improvvisamente in Svezia o in Danimarca. I cosiddetti Bocs Art che li ospitano sono delle casette in legno chiaro e vetro, sopra ognuno campeggia una gigantografia col nome dell’artista. Non male per degli esordienti assoluti (non tutti lo sono), perché non è così comune nei festival italiani avere una tale esposizione. E vederla proprio qui, dove l’armonia dei Bocs Art senza dubbio stride con alcune parti della città decisamente abbandonate, fa ancora più effetto.

I Bocs Art potrebbero essere utilizzati anche per altre residenze artistiche ma al momento, per la pandemia e altro, ci viene riferito che sono fermi da almeno un paio d’anni. Ovviamente nel pomeriggio prima della semi-finale c’è fermento tra gli organizzatori e i concorrenti (alla finale di sabato verrà annunciato il vincitore e si esibiranno solo i grandi ospiti: Fast Animals and Slow Kids, Lo Stato Sociale e i Ministri). Corrono da una casetta all’altra (scusate tra un bocs e l’altro), si stampano i testi perché alcuni raccontano di non essere riusciti assolutamente a impararli in così poco tempo e cercano gli abiti di scena.

Nei giorni precedenti hanno dovuto penare non poco. Vuoi che qualcuno con il tempo limitato e sotto pressione magari non è riuscito a essere creativo come sperava. Oppure che magari butti fuori tutta l’ansia che si scontra con le idee diverse del proprio coach. Ma è tutta normale amministrazione da talent. Quello che è difficile è  trovare la giusta rima per il beat su temi come “Cittadinanza Digitale (e derive)” o “Rigenerazione e Futuro”. Oppure parole non banali sul racconto della diversità etnica nel 2021.

I protagonisti

La sera del venerdì, però, gli 8 finalisti se la cavano davvero ben più che egregiamente sul palco del giardino del Castello Svevo. Il luogo è davvero ricco di fascino, fascino che comprendi subito che potrebbe essere ancor più valorizzato. I concorrenti hanno già passato non poche selezioni (più di 700 le proposte arrivate) dove – per la prima volta nella storia del Premio – potevano semplicemente portare la loro musica senza bisogno di seguire alcun argomento specifico (per passare da 200 a 8 abbiamo votato anche noi di Billboard Italia, nella giuria Casting insieme al direttore De Rosa, Gianni Maroccolo, Silvia Boschero di RadioDue Rai e Claudia Mazziotta di Rockit. Insieme anche e soprattutto alla giuria Alpha-Zeta composta da ragazzi tra i 10 e i 22 anni, molti provenienti dalla realtà penale di alcune città italiane.


Durante la serata però la loro musica viene giudicata dal pubblico collegato a distanza e dalla giuria – chiamiamola – ufficiale (o “artist decider”). Rose Villain, che porta la sua competenza tecnica dell’hip hop (oltre che rapper e cantante è anche producer) e sicuramente una nota di fresca positività. Riccardo Sinigallia, artista e produttore fuori-classe che ogni tanto si intuisce un po’ in difficoltà nei confronti della musica contemporanea. Cristiano Godano dei Marlene Kuntz che ha le medesime caratteristiche ma forse riesce a vincere più spesso le resistenze, e infine Sergio Cerruti, presidente dell’AFI. A condurre Roberto Lipari, comico palermitano, brillante su e giù dal palco, che dà una piccola lezione di come si possa essere pungenti senza cattiveria, preparati (tra l’altro, indossa la maglietta AddioPizzo perché conosce in prima linea il tema) e molto divertenti.

La serata del venerdì, fra musica e grinta

A salire sul palco sono artisti decisamente diversi. C’è il rap grintoso del diciottenne Vybes (che si è ispirato a una sua compagna di classe musulmana) e dimostra una attitude da veterano. Ci sono i salernitani Yosh Whale, decisamente i più interessanti della serata con un alternative rock che accompagna un testo anche poco scontato. Poi c’è Kumi, cantautrice italo-giapponese dal grande carisma che in passato ha aperto i concerti di Battiato. C’è il teatro-canzone degli Alic’è, il cantautorato ispirato di Cranìa. Il rap di Sugar e l’hard-rock dei Cubirossi. Infine, c’è il pianista e cantante Francesco Lettieri che con Inverno riceverà il Premio Musica Contro le Mafie, annunciato il giorno dopo dall’artista Gabriella Martinelli. Lettieri è stato già vincitore di Musicultura nel 2019 e sempre nello stesso anno del premio Bindi come miglior autore.

Ha convinto tutti e se l’è meritato. La serata finisce. Le temperature si sono decisamente abbassate con l’alzarsi del vento, i livelli di adrenalina sono alti per tutti. Difficilmente i concorrenti dimenticheranno un’esperienza del genere, come hanno ricordato loro in video quelli delle passate edizioni.

«Andate incontro al futuro, non attendetelo arroccati con le vostre/nostre ansie e fatiche», augura in video Don Ciotti. «Diamogli spazio e speranza. Scegliamo di rigenerarci perché se non lo facciamo, degeneriamo. Oggi abbiamo bisogno di cambiamenti veri non adattamenti. E il cambiamento vero ha bisogno di ciascuno di noi».


Quanta rigenerazione può essere stata creata in questi 14 intensi giorni a Cosenza? E in 12 anni? Noi siamo sicuri che lavorare insieme per migliorarsi, portare arte e progetti ovunque, porti molto di più di quello che si possa vedere.

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