Interviste

Maria Antonietta: «Dante ci insegna la musicalità e il potere delle parole»

In occasione dei 700 anni dalla morte di Dante, il prossimo 17 agosto la cantautrice e scrittrice marchigiana leggerà il XXVII canto dell’Inferno al We Reading Festival. La nostra intervista

Autore Piergiorgio Pardo
  • Il12 Agosto 2021
Maria Antonietta: «Dante ci insegna la musicalità e il potere delle parole»

Maria Antonietta. Foto ufficio stampa

Come si può mettere in contatto l’arte di Maria Antonietta con la letteratura di Dante, e viceversa? Ad esempio, coinvolgendo la cantautrice, attrice e scrittrice in un reading del XXVII canto dell’Inferno. Dove? Nella quinta edizione il We Reading Festival, una settimana di spettacoli ad ingresso gratuito, in location suggestive, compresa la spiaggia all’alba, in programma dal 15 al 22 agosto nel cuore della Romagna, fra i comuni di Cesenatico, Santarcangelo e Savignano.

Come abbiamo già avuto modo di illustrarvi, infatti, dal punto di vista della musica e dell’arte quella del 2021 continua ad essere una estate da raccontare. Tanti angoli d’Italia si vanno accendendo per soddisfare la richiesta di musica, spettacolo, cultura da parte dei pubblici più diversi. Oltre alle tante iniziative varate quest’anno per la prima volta, anche festival e rassegne di cui si temevano perse le tracce tornano ad essere spunto per itinerari di viaggio. Luoghi di incontro e di scambio per gli stessi artisti, che sono fra gli attori principali di questa ritrovata attenzione per il territorio.


Nel cast del We Reading figurano oltre a Maria Antonietta, fra gli altri, Emanuela Fanelli, Valeria Solarino, Pippo Civati, Davide Shorty, Pietro Turano, Rachele Bastreghi, La Municipàl. E sono quasi tutti alle prese con spettacoli inediti, pensati o ripensati per l’occasione. Fra i momenti che, nel programma del Festival, si preannunciano come più sorprendenti, c’è proprio questo speciale appuntamento il 17 agosto con Maria Antonietta. Un’occasione in più per celebrare con sensibilità moderna e attualizzante i 700 anni dalla morte del sommo poeta. Eravamo curiosi di parlarne con la protagonista.

Il protagonista del canto è Guido da Montefeltro e io sono di Pesaro, quindi si tratta praticamente di un mio conterraneo. Inoltre, mi affascinava l’idea di dare la mia voce a un personaggio maschile, un capitano di ventura, con dei tratti caratteriali anche brutali, nonostante la sua grande intelligenza. Infine sono molto appassionata di Medioevo e di teologia e la figura di Guido mi ha dato diversi stimoli per studiare e documentarmi.


La riflessione sul potere delle parole che è il vero tema del canto. Se ci pensi è un argomento molto attuale in un’epoca come la nostra, in cui la comunicazione è al centro di tutto. Guido non è solo un militare, ma anche un abile uomo politico, che ha costruito il suo prestigio sulla sua abilità nell’usare le parole e la loro logica. Sarà proprio questa fiducia eccessiva nelle parole a dannarlo. Il messaggio di Dante è che non conta solo la logica, ma sono importanti soprattutto la sostanza delle parole e l’intenzione con cui esse vengono usate.

Be’, si, certo, io lavoro con le parole, ma se mi fidassi troppo, se le mettessi da sole al centro invece che pensare soprattutto alle cose che voglio dire, fregherebbero anche me. In realtà è un problema che si pone anche Dante. È bellissimo che un poeta del suo valore abbia con le parole un rapporto così lucido e critico.

We Reading Festival
We Reading Festival. Foto ufficio stampa

Certo. Papa Bonifacio VIII è un simbolo della Chiesa corrotta. La sua ingerenza viene sia da questa corruzione, sia dal fatto che la sua logica, totalmente umana, tradisce la sostanza della spiritualità, che consiste nel contemplare verità che vanno oltre la logica umana e razionale. È una cosa di cui parlo col pubblico dopo la lettura.

Maria Antonietta: «Dante è un esempio di onestà intellettuale»

La musica, il ritmo. Quella di Dante è una forma poetica densa di una musicalità tutta sua. La sincerità, la verità, l’onestà intellettuale. Dante è uno che vive tutto in prima persona e lo fa in un periodo della storia in cui era sostanzialmente vietato dire io invece che Dio. E poi la capacità di dialogare, di entrare nel cuore dei problemi, pur essendo un personaggio molto radicale, appartato, cerca di dialogare con i potenti.


A quell’età spesso non ti va di dialogare con nessuno, sei radicale, ma senza darti delle possibilità di mediazione costruttiva. Personalmente, Maria Antonietta ha ancora la sua radicalità, anzi non saprei come fare senza, ma mi sono resa conto nel tempo che tutte le realtà vanno affrontate e, se mai, se è necessario e anche possibile, cambiate dall’interno.

We Reading Festival
We Reading Festival. Foto ufficio stampa

Né più, né meno che in altri posti. Il pregio di un contesto come quello è che essendo un grosso contenitore, puoi dare comunque un senso alla tua presenza, considerandola una narrazione fra altre che crea uno strato in più. Si tratta di dare un contributo, insomma, ma è possibile farlo solo mantenendo la propria identità, in questo caso soprattutto artistica.

E soprattutto è un luogo in cui scambiarsi esperienze, incontrare il lavoro degli altri. Spero di riuscire a vedere gli spettacoli degli altri, mi piacerebbe anche vedere i concerti all’alba sulla spiaggia, quello di Rachele Bastreghi, per esempio.

Ho molte canzoni nel cassetto, è stato un periodo di intensa attività, ma l’esigenza di scrivere non mi ha mai abbandonato. Qualche sera fa ero a vedere Colombre, il mio fidanzato, suonare live e guardando il concerto sentivo un forte richiamo. Ho scritto molto, già da prima dei vari lockdown, quindi quanto prima sarà il momento di mettersi al lavoro.


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